Buahahah...

Basta. Dilaga la polemica (pubblicitaria) sul caso povioso... e io rispondo a 'sto povia (lascio l'iniziale minuscola) con un'altra canzone, giusto perchè bisognerebbe far vedere a questo prodotto della g.s. (e non parlo nè di supermercati, nè, figuriamoci!, di gay streets...) cosa significhi essere un vero artista... Ma d'altronde sono scemo io, che penso che l'innominabile abbia una qualche aspirazione artistica e non persegua, invece, una mera ricerca di guadagni...



Il testo, bellissimo, lo si trova qui. Quello che non si trova, invece, è il commento di Faber durante il concerto tenuto allo Smeraldo di Milano il 19/12/1992:

«Questa canzone la dedichiamo a quelle persone che noi continuiamo a chiamare gay oppure, per una strana forma di compiacimento, diversi, se non addirittura culi. Mi fa piacere cantare questa canzone, che per altro è stata scritta per loro una dozzina di anni fa, così a luci accese, anche a dimostrare che oggi, almeno in Europa, si può essere semplicemente se stessi senza più bisogno di vergognarsene»

Povy, tesoro, questo ti fa mangiare la cacca, eh..?

(I deandreiani adesso diranno: seee è arrivato lui a fare la 'scopertadell'acquacalda'... ogni tanto bisogna ridare valore anche a quelle cose date per scontate: basta che salti la caldaia per capire che la 'scopertadell'acquacalda' non è banale come sembra... :)

7 commenti:

Edgar ha detto...

...a proposito di caldaie, eccomi qui...ed infatti, pur avendo ascoltato tante volte questa canzone, non ero mai stato attento al testo tanto da accorgermi della natura del rapporto tra Andrea e Riccioli neri...che vergogna!

Gan ha detto...

Edgar, consolati, che non sei il solo! Ma per me è più grave. Parecchi anni fa ebbi modo di conoscere Massimo Bubola, coautore (o probabilmente autore tout-court) del testo, e di frenquentarlo per qualche tempo assieme ad altri amici. Non ti dico quante volte cantammo "Andrea" tutti insieme; e giuro, solo di recente ho capito di cosa parla!

Thrasùs ha detto...

:D Diffondo il verbo...
Edgar, so che tu hai un rapporto tutto particolare con le caldaie... anche se non era premeditato, mentre lo scrivevo mi venivi in mente proprio tu!
Gan, TU CONOSCI BUBOLA?!?! Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!
(mi sa che il testo è tutto suo, come in vari altri casi...)

Riguardo al testo, comunque, per me c'è ancora un punto oscuro: gettava Riccioli neri nel cerchio del pozzo, va inteso letteralmente o è una metafora? Mmm... alquanto inquietante...

Edgar ha detto...

...pur con il testo sotto gli occhi, faccio fatica ad interpretare l'ultima strofa...credo che Andrea intenda gettare sé nel pozzo ("Mi basta che sia più profondo di me"), dopo aver passato lungo tempo a "gettare" (forse da intendersi come "proiettare") l'immagine di Riccioli neri nello specchio d'acqua del pozzo...

Thrasùs ha detto...

Sembra anche a me l'interpretazione più probabile. Sul suicidio, in effetti, non ci sono dubbi, il problema sorge proprio su quel gettare Riccioli neri nel pozzo... cosa che, se da intendersi letteralmente, mi sembra abbastanza strana... quello che proponi tu direi che ha senso...
Tra l'altro: non avevo ancora notato FUORI I NOMI! Ora, va detto che io ho una passione insana per le etimologie, quindi quando ho cominciato a leggere il tipo di trattazione che fai dei nomi propri ho iniziato a sciogliermi sulla sedia (che poi hanno dovuto mettermi in freezer in uno stampo apposito per farmi tornare alla mia forma originaria)... Io sono paz-zo, è vero, ma tu devi avere una bella paz-ienza per documentarti, conoscere e postare tutta quella considerevole quantità di roba (peraltro ancora incompiuta)!!!

Edgar ha detto...

Ci vuole pazienza e soprattutto un bel po' di tempo libero, ragion per cui, dopo essere partito in quarta, mi sono arenato da un paio di mesi. Conto comunque di riprendere al più presto.
Ho molti appunti sparsi e molti volumi trovati girando e rigirando le librerie, ma mettere insieme un post di poche righe richiede più tempo di quanto avessi preventivato...
A proposito di etimologie, io non conosco il greco ma immagino che POIEIN sia un verbo legato alla stessa radice di "poesia"...

Thrasùs ha detto...

Ci credo!! Sono post incredibilmente dettagliati. Quanto a poiein (oltre a puledro in piemontese), effettivamente ha la stessa radice di 'poesia', ma, nel miliardo di significati che può assumere, i più antichi riguardavano l'ambito pratico (tanto che, letteralmente poiein significa 'fare', 'creare' e solo per traslato significa 'fare poesia'). Infatti il mondo greco arcaico vedeva l'atto creativo in una maniera unificata, senza distinguere quale fosse la 'techne' (=arte) in questione, insomma si fanno poesie come si fanno vasi. Omero, allora, era un 'artigiano' della parola... [non ho molta fantasia in questo tipo di scelte, più ci penso più mi sembrano stupide e (francesismo) merdose... =)... ooops]