Di pioggia.


C’è aria di pioggia
e piovo anch’io.
Non è più mio
questo cielo grigio
- cenere e turbine -
non mi appartiene.
Scorre nelle vene
ormai la pioggia
di questo posto.
Nuovi soli e piogge
diverse e albe
terse e nuvole
scialbe vedranno
questi miei occhi
bagnati. Di pioggia.

Di pioggia.

Di pioggia.

Tremate



F§I§N§A§L§M§E§N§T§E
...libero...

Cose a caso

Antologia random di pensieri impensabili.

Mettiti la felpa che fa freddo. Attento al sugo, che schizza.
E ricordati di chiudere bene le palpebre.

Seguiva un solco nel terreno, senza meta e senza la voglia di trovarne una. Seguiva un solco nel terreno, e quando fosse sparito, avrebbe trovato un’altra linea – un canale, la segnaletica stradale, una sgommata, il bordo di una strada – e l’avrebbe seguita. Senza mai alzare gli occhi, stando semplicemente dietro a quella linea, qualunque linea avesse trovato, nel disinteresse per il mondo, concentrato a seguire la traccia scelta. Alla fine qualcuna di quelle linee si sarebbe rivelata un impasse, avrebbe portato a niente o al peggio, si sarebbe ingarbugliata e persa, ritorta su se stessa o sfilacciata in una confusione senza logica, indiscernibile. Lo sapeva. E camminava. Seguiva un solco nel terreno, né sapeva il perché, né se lo chiedeva. Né meta né voglia di trovarne una. Nemmeno, per rigor del vero, interesse nel percorso in sé, nemmeno, ad essere sinceri, l’intenzione di andare avanti, di camminare comunque. No, solo istinto, passo regolato, occhi bassi, seguendo un percorso quasi invisibile e chiaro a nessun altro, seguendo un itinerario folle, una ruga sul mondo, una ruga del mondo. Le vecchie rughe del mondo ci conoscono tutti bene, non fanno differenza, si mostrano con rassicurante equità, un po’ a me, un po’ a te, così vecchie da sembrare sagge, così scavate da suggerirne l’esperienza, così irregolari da perdersi nella notte dell’universo, immagini di scoppi e alluvioni, eruzioni e lapilli, un mondo livido e arroventato, un tizzone ardente in un cielo intatto.

Dormiva un sonno profondo e calmo, ristoro di mente e membra, pace quieta tranquilla dolce come maggio. Sogni di fiori e primavere, sogni di stanchezza riposata, spossatezza placata, inquietudine sfaldata. Scintilla un sogno sfuggito dal chiuso delle palpebre, scintilla nel buio, fugge, ruzzola, (parete) rimbalza (soffitto) ricade, si fa luminoso, riempie lo spazio, s’immilla in mille coriandoli di fuoco e svanisce ed esce dalla finestra, un sogno!, un sogno!, è fuggito un sogno!, riacchiappetelo!, ridatemelo!, presto presto all’armi, al sogno, prendete retini, sacchi e sacchetti inseguitelo, corre luminoso scia nel buio, fuggito!, fuggito!

Sgranando il Rosario

Per circostanze troppo lunghe da spiegare, ho detto il rosario più bello della mia vita (nonché l’unico, finora, e, sinceramente, spero lo rimanga ancora a lungo):

in Toscana
sotto un portico
in mezzo agli ulivi
dopo una cena che passerà alla storia
mentre già faceva buio
mia zia, l’unica seria
mio papà che si è eclissato alla seconda avemaria
il mio cuginetto che scorreggiava tra un’ave e l’altra (io ridevo convulsamente)
mio zio, che a metà, annoiato, se n’è andato via bestemmiando (io ridevo imbarazzantemente)
Dona che rideva (la guardavo e ormai mi faceva male la pancia dal ridere)
mia mamma che rideva (la guardavo e mi facevano male i polmoni dal ridere)


sono morto dal ridere.

amen

(Ebbene sì, il blog funziona a singhiozzo - hic - o, se preferite, spruzza come un rubinetto intasato o, se preferite, ma questa è davvero brutta, scarica come un diarroico in uno dei suoi momenti peggiori... Insomma, un po' ci sono, un po' non ci sono, quando ci sono mi faccio sentire, quando non ci sono è perchè in realtà ci sono ma non ho tempo per esserci, ci sono e non ci sono, oddio, basta!, essere o non essere??)

(Quando non ho tempo per esserci mi manca terribilmente il blog. Questo è un guaio :)