Goccia a goccia

Dal fondo ghiacciato del denso mare,
dall’algido azzurro dei flutti, emergo
mi specchio nelle onde, mi scruto, vedo
un essere patetico su un rosso
vulcano.

Se fossi sul ciglio,
sul ciglio bagnato
di lacrime,
di un grande vulcano,
se fossi in vetta al cielo
e all’universo,
se,
se fossi,
se fossi sicuro del mondo,
se fossi riamato,
se avessi
avessi
avessi almeno
almeno una
una certezza…
se,
se tutto questo,
se fossi, se
fossi…

io allora sarei,
sarei,
sarei non dico,
non dico,
felice,
no non felice, ma,
ma almeno,
almeno,
sereno.

Sono gorghi di fuoco, avete notato
che bello il rosso del
sangue, che bello quel rosso
che non ne esiste un altro uguale
è il sangue rosso che è bello perché è una goccia
un rosso, rosso rubino, una gemma, una goccia, una stilla, una goccia,
la goccia, la stilla, la goccia che esce, che esce,
solo una alla volta, una
una alla volta, la goccia

plin

la goccia che esce che tintinna sul pavimento è rossa, passione
passione dei sensi
patior, ah pazienza, pazienza che
si è esaurita, che bello
che bello il colore
del sangue

plin

è un rosso senza uguali, è un vermiglio
che lampeggia, nessuna rosa, nessun
geranio, nessun rubino,
nessun inchiostro può
imitare quello splendore, il
sangue, il dolore, la morte.

plin

Tramonta già, è di sangue anche il cielo,
tramonta e mi abbandona la luce,
mi lascia a queste tenebre amiche,
mi lascia a queste tenebre ignote:

plin

a nulla vale una finta lampadina.
È l’unica luce nel buio e splende con rosso fragore:
l’unico lampo nel buio,
è sangue.

plin

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