Fingor

Nella luce finta della lampadina,
nell’estraneo calore di casa
rimpiango quel pungente freddo
che so essere, gelido, là fuori.

Umide ombre del bosco percorso
da corse di vento, da Aquilo freddo,
dell’arïa nel tremito frizzante
libertà alle nari mi portate!
Libertà, nel vento vento, volare
sopra, dei bruni alberi, alle cime
seguendo il latteo lunar sentiero
seguendo il ritmo delle mie ali nere…
le stelle ardenti vedo e il nero cielo
l’oscuro frusciare di foglie indistinte,
Settentrione mi invia il suo vento freddo
la mente mi rapisce, su di esso
volo via da qui, da tutta questa
finta luce, finto calore, finto
me.

Ma no! No! Non mi raggiunge
il fresco alitare umido del bosco!
In casa sono, al chiuso!
Fuori mi attendono
gli alberi fantastici
dai tronchi pieni di odorosa muffa,
i sassi verdi conficcati al suolo
morbidi di muschio.
Io non la sento la boreale brezza
che fredda i sensi obbliga al risveglio:
io non la sento,
muta spoglia, le braccia
incrociate al petto,
la bocca in un ghigno ultimo incrinata,
sul petto un rosso fiore trema
e cade,
muta spoglia, non sente
la brezza, un palpitare
rosso, trema
e cade.

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