window = wind + eye


È un vento venuto qui a ricordarci di muoverci, questo. Questo, è un vento messaggero. Un vento che vive, nasce, cresce, una brezza, si ingrossa, corre, galoppa, trotta, e arriva, e spazza spiazza scalcia schiaffa blocca ammazza. Volano i cappelli, i capelli sono fiamme sparse in ogni direzione. È un vento freddo, ma col gelo che si porta appresso ha scoperto e ridato la vita a un sole che ci aveva abbandonato. Un sole tiepido, che sembra primavera. Tu ricerchi gli albicocchi in fiore, ma è ancora secco il pruno, nel giardino dietro a casa mia. E se entri nel bosco – nel bosco tra i campi – il cielo ti sembra una vetrata gotica – la tecnica del cloissonisme – una vetrata azzurra, azzurra come se il mare potesse essersi stemperato e acquerellato per spennellare il cielo, e bagnarlo, azzurra che è in realtà cobalto che è in realtà indaco e anche verde – sì – verde, e ogni scaglia bagnata di cielo è una tessera di un mosaico di vetro – un mosaico sacro di vetro sacro – la grande vetrata fredda alta luminosa di una grande cattedrale sacra. Questo cielo sacro. Ed eccolo arrivato a soffiare – come se il cielo si fosse disciolto e sublimato e trasformato in aria – aria pura – e il cielo stesso – così fatto aria – fosse venuto a correre e galoppare e trottare e spazzare e spiazzare e scalciare e schiaffare e bloccare e ammazzare. Come se schiaffeggiasse se stesso. Cielo contro cielo. La lotta dell’aria azzurra. Così pulito che ti viene voglia di sporcarlo – ormai s’era persa l’abitudine alla limpidezza – tutto così sporco e pesante. Così trasparente che vorresti versarci inchiostro – ormai pareva dovesse solidificarsi, il cielo, e diventare etere denso, turbinoso, materico, spesso. Così gelido, ma non come quando piove ed è gelida l’acqua, non come quando nevica, non come quando è freddo e basta: il vento gelido è nuova vita e ghiaccio che accarezza la pelle, massaggia i capelli, si insinua sotto i vestiti. Violenza purificatrice, rabbia tersa e cruda, la bellezza della forza, potenza in atto, fascino della distruzione. E tutto quello che si può chiedere – è una grazia. Una grazia, una specie di miracolo, una vera redenzione. Potere essere appesi a questo filo che dondola forte con robuste mollette – dondolare subire lo schiaffo del vento schiaffo gelato limpido puro pulito – e sotto un tiepido sole – stare. Semplicemente stare. Come un panno ad asciugare al vento.

1 commento:

Ghost of a Rose ha detto...

Ipse (per una volta proprio lui, Artistotele) dixit: è degli enti l'agire e il patire.
Quindi, evidentemente, siamo. ^^