Fitta di nebbia e - forse - una domanda


Dietro un vetro polveroso
la nebbia scioglie il mondo
come un anestetico che freme
risalendo gli anfratti del corpo
dolorante
fino agli occhi – e spegnerli.

Ma qual è il filtro, allora?
Quale la nebbia, quale
la polvere? Che vetro sporco
può mangiarsi il mondo?
Quale farmaco può addormentare
- e addormentando
guarire?
guarire?

Sotto quale luce bigia
puoi dire ‘nebbia’,
sotto che sole
puoi dire ‘vedo’?

Quanti vetri sporchi ancora,
quanta condensa spessa,
quante nebbie fitte,
- e fitte di nebbia -
quante dolci flebo,
quanti occhi appannati,
ancora,
spegneranno un sussulto,
faranno tacere il tremore,
uccideranno il ronzio
di un pensiero in volo?

La nebbia è più vera del mondo.
Forse è una domanda.

5 commenti:

Giovanni Bernini ha detto...

Sei ritornato ordunque - con un intervento assolutamente degno di te.
Mi limito a scriverti di averlo trovato geniale, ma sui motivi di ciò e sulle mie riflessioni preferisco intrattenerti di persona, dal momento che odio discutere tramite i commenti.
Curiosa coincidenza che tu abbia scritto di nebbia ed ottenebramento proprio nello stesso periodo in cui mi capitava di rifletterci e leggere a riguardo.
A presto per i ragguagli.
Stammi bene.
Giorgio

Thrasùs ha detto...

In fondo sono molto legato al tempo atmosferico, mi fa compagnia... mi dovrai dire cosa leggevi su 'nebbia ed ottenebramento', che mi interessa :)

Gan ha detto...

Era ora, eh?

Thrasùs ha detto...

Gan, è la stessa cosa che ho pensato anch'io... =)

ribaldo ha detto...

Anch'io odio discutere tramite i commenti, quindi mi limito a dire:
Oh! Sei riemerso...